martedì 27 novembre 2012

VENT'ANNI DOPO - ДВАДЦАТЬ ЛЕТ СПУСТЯ

Autori: Sergej Sizov, Nikolaj Požilenkov
Luogo: Novozybkov
Data: 04.2006
Fonte: «Majak»
Tramite: Centro informazioni su Cernobyl «Radimici»
Traduzione: S.F.

Авторы: Сергей Сизов, Николай Пожиленков
Место: Новозыбков
Дата: 04.2006
Источник: «Маяк»
Через: Информационный чернобыльский центр «Радимичи»
Перевод: С.Ф.

 
VENT'ANNI DOPO
 
Chi e come scoprì l’aumento del fondo radioattivo a Novozybkov vent’anni fa? Lo racconta Sergej Sizov, insegnante del college pedagogico.

Andò così. Il 28 aprile doveva tenersi la prova generale dei reparti dei giovani militari per la festa del 1° maggio. All’improvviso soffiò un forte vento da sud-ovest, il cielo si coprì di nubi minacciose, si mise a piovere a dirotto. Le prove le si dovettero rimandare. Alle 21.00, guardando alla televisione il programma Vremja, venni a sapere dell’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl. Anche se in quel notiziario comunicarono che il livello delle radiazioni non superava la norma.

Per ironia della sorte il 29 aprile, durante la lezione di Addestramento militare di base, stavo giusto spiegando agli studenti come si utilizzassero gli strumenti per le ricognizioni radiochimiche. Lasciatogli tre dosimetri per la lezione di pratica, me ne uscii dall’aula, e quando tornai vidi le facce sconcertate degli studenti: tutti gli apparecchi indicavano un altissimo livello di radioattività.

Decidemmo allora di svolgere una lezione di pratica all’aperto. Nel cortile dell’istituto pedagogico i ragazzi effettuarono delle rilevazioni. I risultati erano impressionanti: sopra l’erba – 11 ml/roentgen all’ora, quasi mille volte più della norma, e nelle pozzanghere dopo la pioggia 45-60 ml/roentgen all’ora. Riferii dei risultati dell’indagine radiologica del territorio al direttore dell’istituto L.V. Vykočko, enunciandogli le mie supposizioni riguardo all’incidente alla centrale nucleare, misi al corrente A. Lozin, capo del settore propaganda e agitazione del comitato cittadino del PCUS, telefonai a I.P. Bondjuk, capo della Difesa civile cittadina.

Bondjuk non ci credette: «Stai scherzando! Non può essere. Ieri (lunedì 28 aprile) ci hanno convocati tutti in regione, i capi dei reparti di Difesa civile cittadini e provinciali, ma non ci hanno detto neanche una parola dell’incidente».

Bondjuk esigette che gli portassi gli apparecchi nel suo ufficio. Quando il direttore della Difesa civile ebbe constatato personalmente i valori dei dosimetri, mi venne ordinato di allestire nel territorio dell’istituto pedagogico una postazione di controllo chimico-radiologico e di riferire personalmente ogni ora al direttore della Difesa civile cittadina riguardo al livello delle radiazioni; poi giunse l’ordine di mandare dei dosimetristi in diversi punti della città a effettuare delle rilevazioni.

Il compito fu portato a termine in due ore. Sei allievi del club “Patriot”, lavorando a coppie (un logista e un dosimetrista), dopo 40 minuti presentarono un quadro completo della situazione: dove e quali livelli di contaminazione c’erano in città. La reazione di I.P. Bondjuk: «E perché tace lo stato maggiore regionale?».

«Chiami lei personalmente e dica loro quello di cui siamo in possesso» – gli proposi io.
Bondjuk mi fece subito notare: «Non ci crederanno, diranno che voglio diffondere il panico. Tieni la situazione sotto controllo. Se il livello aumenterà, allora inizieremo a fare casino».
Uscendo dall’ufficio di Bondjuk passai da Viktor Mel’nikov, allo stato maggiore provinciale della Difesa civile, e m’interessai della radioattività nel territorio della provincia. «Nessuna» – rispose Viktor. «Perché, cos’è successo?».

Tirai fuori l’apparecchio dosimetrico. Il livello di radiazioni nell’ufficio del direttore era di 1,2 ml/roentgen all’ora. Mel’nikov rimase di stucco: «Hai dello stronzio in tasca!». Quando Viktor comprese che non si trattava di uno scherzo, fu preso dal panico: «In questi giorni sono in corso i lavori di semina, con tutta la polvere che ci sarà nei campi, bisogna fare qualcosa con urgenza!».

All’istituto pedagogico riunirono di fretta e furia tutti i capigruppo, raccontarono dell’incidente che era avvenuto e diedero loro delle raccomandazioni: ermetizzare le finestre, non portare in locali e aule le scarpe usate all’esterno, non andare in giro per strada senza necessità. Nel cortile dell’istituto, nei punti del terreno più contaminati, vennero messi i cartelli “Contaminato” con l’indicazione del livello di radioattività.

Le giornate però erano belle, calde, gli studenti non si riusciva a tenerli, la maggior parte di loro non prendeva tanto sul serio le raccomandazioni. Allora non sapevamo ancora quanto iodio si dovesse prendere, tuttavia la sera nel pensionato raccomandarono a tutti di berne due-tre gocce in un bicchier d’acqua. Erano ben pochi a Novozybkov quelli che potevano spiegare con esattezza la differenza tra la contaminazione e l’inquinamento. In seguito lessi sulla Grande enciclopedia che, venendosi a trovare in un territorio contaminato da sedimenti di radionuclidi con un livello di 20 ml/roentgen all’ora, si possono subire dei processi irreversibili agli organi ematopoietici con conseguenti leucemie.

Il 29 aprile dopo pranzo in città passò il primo segretario regionale del PCUS Vojstročenko, di ritorno dalla consegna della Bandiera rossa itinerante a una delle aziende agricole delle provincia di Novozybkov per aver portato a termine in anticipo la semina. Per l’occasione al Comitato cittadino si tenne un banchetto d’accoglienza a cui presenziò anche I.P. Bondjuk, il quale, tra una cosa e l’altra, riuscì a parlare dell’anormale situazione radioattiva in città. Venne fuori che Vojstročenko non ne sapeva niente e se ne ripartì tutto sconvolto e indignato per Brjansk. A tarda sera di quello stesso giorno venni chiamato allo stato maggiore cittadino della Difesa civile. Bondjuk mi accolse dicendo: «Ecco, finalmente si sono dati una mossa. Siediti al telefono. Tu hai scoperto questa roba, tu ora rispondi alle chiamate, che ci stanno tartassando di domande!». E realmente la gente telefonava da Klincy, Počep, Mglin… Tutti chiedevano con quali apparecchi avessimo fatto le rilevazioni, dove avessimo preso le fonti d’alimentazione. E l’addetto responsabile dello stato maggiore della Difesa civile regionale si mise perfino a farmi un esame telefonico sul fatto se sapessi o meno usare un dosimetro.

All’incirca dopo un’ora, I.P. Bondjuk convocò a raccolta i capi dei servizi della Difesa civile. Il primo ad arrivare fu I.S. Kaplun, poi gli altri. Tutti chiedevano all’unisono: «Dove possiamo trovare l’alimentazione per gli apparecchi dosimetrici?». Perché, a quanto risultava, nei negozi non c’erano le batterie adatte. Allora, come si dice, “La necessità aguzza l’ingegno”, e io proposi di adattare delle comuni batterie per apparecchi portatili e in qualche modo le collegai ai dosimetri di alcune aziende.

Di notte io e Kaplun girammo in automobile tutta la città, misurammo le sabbiere negli asili, i territori intorno al panificio e al burrificio ecc. La sabbia accanto all’asilo n. 5 “brillava” – 15 ml/roentgen all’ora. Dissi al medico del servizio sanitario: «Non si deve fare uscire i bambini a giocare in cortile, date quest’ordine».

Iosif Semënovič diede la disposizione che i bambini non uscissero a giocare in cortile, sebbene non fosse convinto che al Comitato regionale del partito avrebbero approvato il fatto che lui da solo avesse preso tale decisione.

Nei primi giorni di maggio passai al Reparto cittadino per la salute, dal suo capo N.K. Starodubcev, e m’interessai: «Perché non vengono date disposizioni per la iodioterapia, perché agli abitanti non vengono distribuite confezioni individuali con iodato di potassio?». Al che Nikolaj Kuprijanovič rispose: «Con mio sommo rammarico, io non posso dare tale disposizione. Per una iodioterapia generale della popolazione serve un’ordinanza del ministro della Sanità dell’URSS».

In tutto il paese impazzavano con allegria le feste del 1° maggio. La piccola cittadina di Novozybkov era così lontana dal ministero della Sanità. E le decisioni d’importanza vitale per il popolo vengono prese nei ministeri solamente nei giorni feriali.

La tanto attesa ordinanza giunse nella nostra città soltanto dopo due settimane, quando lo iodio radioattivo aveva già completato la sua perniciosa azione (il periodo di dimezzamento dello iodio radioattivo è di otto giorni…).

Sergej Sizov, Nikolaj Požilenkov

martedì 15 maggio 2012

L’UNICA VERITÀ - ЕДИНСТВЕННАЯ ПРАВДА


«L'unica verità» «Единственная правда» - © Carlo Spera. Tutti i diritti riservati

Ucraina, città evacuata di Pripjat’, scuola

A Cernobyl, i conti non tornano.
Carlo Spera


Украина, эвакуированный город Припять, школа

В Чернобыле, счёты неверны.
Карло Спера


Autore: Carlo Spera
Tratto da: “Viaggio al termine della notte.
20 anni dopo l'esplosione della centrale di Cernobyl”
Casa editrice: ViediMezzo
Data: 2006
Traduzione: S.F.

Автор: Карло Спера
Из: “Путешествие на край ночи. 20 лет после взрыва на ЧАЭС”
Издательство: ViediMezzo (Италия)
Дата: 2006 г.
Перевод: С.Ф.

giovedì 26 aprile 2012

SALVANDOSI DALLE RADIAZIONI... - СПАСАЯСЬ ОТ РАДИАЦИИ...


Autore: Tat'jana Efimenko Larnevsk
Dal libro: «Nella patria... e senza patria...» (1986-2011)
Luogo: Krasnaja Gora (Russia)
Traduzione: S.F.

Автор: Татьяна Ефименко Ларневск
Из книги: «На родине... и без родины...» (1986-2011)
Место: Красная Гора (Россия)
Перевод: С.Ф.

           Segnale stradale che oggi indica soltanto il nome… - Указатель, который указывает теперь только название…

СПАСАЯСЬ ОТ РАДИАЦИИ…

Летом 89-го, опасаясь за жизнь своих детей, не дожидаясь обещанного планового переселения, молодые родители тронулись с тепло насиженных мест, с хорошо оплачиваемых работ. Ехали кто куда мог…

И опять, на улицах Буковца, появились вербовщики из Орловской, Смоленской, Калужской, Курской областей, а также из Подмосковья. Предлагали квартиры и работу и представители всех районов Брянской области. Наиболее активными оказались Жуковский, Жирятинский, Почепский, Брянский и Выгоничский районы. В эти районы и переселилась основная масса людей.

Но устроиться было нелегко. Если была работа, то не было приличного жилья. Предлагали неплохое жильё – не всегда была работа по специальности. Хоть и почётен всякий труд, но идти работать на ферму или в полеводство, если ты получил профессию, успешно окончив вуз или техникум, всегда можно успеть. Поэтому и мыкались семьи, не раз меняя место жительства.

Не прижились в Орловской области семьи Ковалёва В.В., Ковалева М.В., Склема А.И.,  Ефименко А.Н., Машейко М.В. и Л.И., в Смоленской – Снытко Л.В., в Дятьковском районе – Шёлкового В.П…

Другим повезло больше. Они неплохо обосновались в новых районах: устроились работать, получив хорошее жильё, пустили корни, сыграв свадьбы детей и обзаведясь внуками.

А тогда, осенью 1989 урожай в колхозе получился самый высокий. Уборка была напряженной. Механизаторы разъезжались. Завершали уборку рабочие, которых направляли из других организаций Красной Горы и района.

Образованную ликвидационную комиссию в районе возглавил Котляров Е.И. В состав комиссии вошли специалисты и руководители службы управления сельского хозяйства, руководители и специалисты колхоза имени Кирова и Барсуковского сельского совета.

С конца лета 89-го начался массовый выезд населения в другие районы области. Первыми уезжали молодые семьи из колхозных квартир. Почти каждый день слышались прощальные сигналы отъезжающих машин.

Тяжелее было тронуться тем, кто имел свои дома, построенные собственными руками. Старики, прощаясь с домом, становились на колени и плача, целовали углы своих домов.
Им, прожившим здесь большую часть своей жизни, больнее всего было расстаться со своим домом и уехать в неизвестность. Как тяжело приходилось им привыкать на новых местах, часто в совершенно не обустроенном жилье. Много квартир и домов предложили для переселенцев Перелазы, Макаричи, Летяхи, Колюды.

Но тогда, в 86-м в них мало кто прижился. У одних предоставленное жильё требовало капитального ремонта. У других возникли проблемы с трудоустройством. Поэтому многие, из переселённых в 86-м, просили нового переселения во вновь построенные в Красной Горе квартиры, названные в народе Чернобыльскими. Остальные обустраивались как могли, заверившись обещаниями руководителей колхозов о помощи в  ремонте жилья и трудоустройстве. В большинстве своём руководители выполнили свои обещания. Хотя, как рассказывали переселившиеся, да мне и самой приходилось слышать слова о том, что «получили страховки за жильё и нечего тут больше требовать бесплатных услуг».

Если бы кто знал, как тяжело было детям, которых сажали за самые последние парты в классе, называя заражёнными. Как никто не хотел с ними играть, дразнясь и ломая игрушки пока никто не видит. С таким столкнулись те, кто переехал в Орловскую, Калужскую области, в Подмосковье… лишь спустя время налаживалось нормальное отношение к переселенцам. Хотя во многих деревнях нас по-прежнему и теперь называют «набродью». Есть ли такое слово в нашем современном словаре, я не знаю, но такая «набродь» как я ничего плохого деревне, в которую меня переселили, не сделала…

Много воды утекло с тех пор. Вроде и неплохо живётся нам на новой и уже ставшей своей земле. И чем чаще на вопрос: «Ну как, привыкли на новом месте?» отвечаешь утвердительно: «Конечно да», тем больше хочешь увидеть свою деревню, ту, что осталась под пеплом чернобыля, своих земляков, соседей, одноклассников. Ведь что-то держит память крепко, не давая ей ни на день, ни на час забыть о той «деревянной  дальней» на которую смотрели «прикрывшись рукой», которая «в лёгком платочке июльского облака в веснушках черёмух» стола среди лугов и полей в междуречье Беседи и Олешни…

Татьяна Ефименко Ларневск
(Красногорского района Брянской области)


SALVANDOSI DALLE RADIAZIONI…

Nell’estate dell’89, preoccupati per la vita dei propri figli e senza aspettare il trasferimento statale pianificato, i giovani genitori lasciarono i loro nidi caldamente covati, i loro lavori ben retribuiti. Ciascuno se ne andava dove poteva…

E di nuovo per le vie di Bukovec fecero la loro comparsa i reclutatori di lavoro provenienti dalle regioni di Orël, Smolensk, Kaluga, Kursk e perfino dai dintorni di Mosca. Venivano a offrire appartamenti e lavoro pure i rappresentanti di tutte le province della regione di Brjansk. I più attivi si dimostrarono quelli di Žukovka, Žirjatino, Počep, Brjansk e Vygoniči; fu infatti in quelle province che si trasferì la maggior parte della gente.

E tuttavia sistemarsi non era affatto semplice. Se c’era il lavoro, non c’era un’abitazione adeguata. Se ti proponevano una sistemazione discreta, non sempre c’era un lavoro adeguato alla tua specializzazione. Sebbene tutti i lavori siano onorevoli, andare a lavorare in una fattoria o nei campi dopo aver ottenuto una professione terminando l’università o un istituto tecnico non era però certo il massimo… Tanto che le famiglie erravano, cambiando più volte il luogo di residenza.

Non s’ambientarono nella regione di Orlov le famiglie Kovalëv, Sklema, Efimenko, Majšejko, in quella di Smolensk la famiglia Snytko, nella provincia di Djat’kovo la famiglia Šëlkovyj…

Altri ebbero miglior sorte. Si stabilirono discretamente nelle nuove province: trovarono un lavoro, venne loro assegnata una buona abitazione, misero radici, dopo aver celebrato le nozze dei figli e aver visto nascere i nipoti.

Quell’anno, nell’autunno dell’89, il raccolto al kolchoz venne su dei migliori. La raccolta era intensa. I meccanici se n’erano andati via. Terminarono la raccolta i lavoratori che avevano mandato dalle altre organizzazioni di Krasnaja Gora o della provincia.

Fu creata una commissione per la liquidazione, che nella nostra provincia era capeggiata da E.I. Kotljarov. Ne facevano parte specialisti e dirigenti della direzione agraria, dirigenti e specialisti del kolchoz “Kirov” e del soviet rurale di Barsuki.

A partire dalla fine dell’estate dell’89 cominciò l’esodo di massa della popolazione nelle altre province della regione. Per prime se ne andarono le giovani famiglie che abitavano negli appartamenti del kolchoz. Quasi ogni giorno si sentivano i clacson d’addio delle macchine in partenza.

Partire era più gravoso per quelli che possedevano le case, costruite con le proprie mani. Gli anziani, congedandosi dalle loro case, si mettevano in ginocchio e, piangendo, ne baciavano gli angoli. Per essi, che avevano vissuto qui la gran parte della loro vita, era più doloroso dire addio alla propria casa e partire verso l’ignoto. Fu assai difficile per loro adattarsi ai nuovi luoghi, spesso in abitazioni prive di ogni comodità. Alle persone che si trasferirono subito vennero proposti appartamenti e case nei villaggi di Perelazy, Makariči, Letjachi, Koljudy.

Ma allora, nel 1986, furono pochi ad adattarvisi. Ad alcuni vennero assegnate abitazioni che necessitavano di una ristrutturazione capitale, ad altri sorsero problemi con il lavoro. Per questo molti di coloro che si erano trasferiti nel 1986 chiesero poi un nuovo trasferimento a Krasnaja Gora, nei nuovi appartamenti costruiti di recente, chiamati dalla gente “le case di Cernobyl”. Molti altri si sistemarono come potevano, confidando nelle promesse dei dirigenti del kolchoz per la riparazione delle abitazioni e per un posto di lavoro. Nella maggior parte dei casi i dirigenti mantennero le loro promesse. Anche se, come mi capitò di sentire da persone che si erano trasferite, succedeva anche che «una volta ricevuta l’assicurazione sulla casa, non potevi più pretendere i servizi gratuiti».

È difficile immaginare quanto fosse penoso per i bambini che in classe venivano fatti sedere negli ultimi banchi con l’appellativo di “contaminati”. E come – sfottendoli e rompendo i loro giocattoli di nascosto – nessuno volesse giocare con loro. Con tutte queste cose dovettero scontrarsi coloro che si erano trasferiti nelle regioni di Orlov, di Kaluga e nei dintorni di Mosca… Ne dovette passare di tempo prima che l’atteggiamento nei confronti dei nuovi arrivati si normalizzasse. E tuttavia in molti villaggi ancor oggi ci chiamano nabrod’ (“vagabondume”). Non so se questa parola esista o meno nel nostro vocabolario contemporaneo, non lo so, però so di certo che una nabrod’ come me al villaggio in cui venne trasferita non ha mai fatto niente di male…

Molta acqua è scorsa da allora. Non ce la passiamo poi tanto male nella nuova terra, diventata ormai nostra. E quanto più di frequente alla domanda: «Allora, vi siete abituati al nuovo posto» rispondi affermativamente: «Ma certo», tanto più forte ti sale il desiderio di rivedere il villaggio natio, rimasto sotto le ceneri di Cernobyl, i propri conterranei, i vicini di casa, i compagni di classe. Perché qualcosa mantiene salda la memoria, non le permette di dimenticare nemmeno per un giorno, nemmeno per un’ora quella “lontananza del villaggio” che ammiravamo “riparandoci con la mano”, che “in un leggero fazzoletto di una nuvola di luglio con le lentiggini del ciliegio a grappoli” stava tra i prati e i campi nella zona tra i fiumi Besed’ e Olešnja…

Tat’jana Efimenko Larnevsk 
(provincia di Krasnaja Gora, regione di Brjansk)

martedì 24 aprile 2012

COSTRUZIONI - СООРУЖЕНИЯ


«Costruzioni» «Сооружения» - © Carlo Spera. Tutti i diritti riservati  

Ucraina, città evacuata di Pripjat’, sala giochi in un asilo

... qui, ora, in ballo è la mia impotenza. Come un bambino nel momento in cui si accorge delle propri limitazioni, quando non lo soddisfano più né i giochi né le potenzialità della fantasia che gli hanno permesso fino a un attimo prima di essere altro da sé, mi ritrovo solo con me stesso a fare i conti con una realtà immutabile che mi devasta con tutta la sua potenza implacabile... i mattoncini di legno che una volta servivano ai bambini per edificare case e città sono ora sparsi sul pavimento coperto di polvere: mostrano il crollo del mondo e del sogno nucleare di un popolo che era convinto di vivere in uno dei luoghi più belli del pianeta, in una specie di paradiso in terra fatto di boschi, cemento armato e tecnologia.
Le tracce di questo mondo ovattato sono visibili ovunque: nelle cucine, nelle camere da letto dei bambini con decine e decine di letti a castello perfettamente allineati, nei cartelli di propaganda appesi alle pareti, nella rigida geometria dell’edificio stesso.

Carlo Spera


Украина, эвакуированный город Припяти, игральная комната в детском саду

... Здесь и сейчас, речь идёт о моём бессилии. Словно ребёнок в момент осознания своих ограничений – когда его больше не удовлетворяют ни игрушки, ни возможность фантазии, позволявшие ему до этого мгновения быть другим – я нахожусь наедине с собой, сводя счёты с неизменной реальностью, обрушившейся на  меня всей своей неумолимой мощью... Деревянные кирпичики, служившие когда-то детям, чтобы сооружать дома и города, разбросаны сейчас по запылённому полу: они показывают крушение мира и атомной мечты одного народа, который был убеждён жить в одном из самых прекрасных мест планеты, в каком-то раю на земле, сделанном из лесов, железобетона и технологий.
Следы этого подбитого ватой мира видны везде: в кухнях, в детских спальных комнатах с десятками и десятками двухэтажных кроватей идеально поставленных в ряд, в пропагандических плакатах, висящих на стенах, в суровой геометрии самого здания.
Карло Спера

lunedì 16 aprile 2012

ANATOLIJ MARGUN, LIQUIDATORE - АНАТОЛИЙ МАРГУН, ЛИКВИДАТОР

Video-intervista ad Anatolij Margun, liquidatore di Cernobyl di Klincy
(regione di Brjansk, Russia).

Видео-интервью Анатолия Маргуна, ликвидатора Чернобыля из города Клинцы
(Брянская область, Россия).


Autori: volontari dell'eko-club "Sozvezdie" di Klincy
Data: febbraio 2011
Luogo: Klincy (Russia)
Operatore: Jurij Otrjaskin.
Sottotitoli e montaggio: S.F.

Авторы: волонтёры эко-клуба "Созвездие" г. Клинцы
Дата: февраль 2011 года.
Место: Клинцы
Оператор: Юрий Отряскин
Субтитры и монтаж: С.Ф.

giovedì 5 aprile 2012

COMPAGNI DI GIOCHI - ТОВАРИЩИ ПО ИГРАМ


«Compagni di giochi» «Товарищи по играм» - © Carlo Spera. Tutti i diritti riservati

Ucraina, città evacuata di Pripjat’, asilo

Io sono l’edificio distrutto. Io sono l’edificio, io la distruzione. Dovunque porto i segni di un disastro spietato. Le mura sgretolate sono brandelli di pelle che pendono dai miei arti. Mi scopro custode di un’enorme quantità di sogni e speranze infantili. Porto in me una perdita, sono il luogo che vive nel furore degli incubi. Avanzo tra i rottami e ascolto il rumore dei miei passi. Cammino su me stesso, mi calpesto senza riuscire a capire se sto andando avanti o indietreggiando. In ogni caso mi sposto dentro di me senza trovare l’uscita, una qualunque. Mi rendo conto che ogni porta scardinata ha un suo senso e smetto di muovermi; sono fermo dentro di me, il silenzio è ingombrante e scorre nei corridoi come sangue troppo denso nelle vene. C’è qualcosa di primitivo in tutto questo, forse un mondo che sta sorgendo, un mondo senza uomini e dunque senza colpa.
Carlo Spera


Украина, эвакуированный город Припяти, детский сад

Я – разрушенное здание. Я – здание, я – разрушение. Везде я ношу знаки безжалостной беды. Стены – это лохмотья кожи, висящие из моих суставов. Я обнаруживаюсь хранителем огромного количества детских мечтаний и надежд. Я ношу внутри себя потери, я – место, которое живёт в ярости кошмаров. Ступаю по обломкам и слушаю шум своих шагов. Шагаю по самому себе, топчу себя, и не могу понять, вперёд ли я иду или назад. Во всяком случае, я передвигаюсь внутри себя, не находя выхода, какого-либо выхода. Я отдаю себе отчёт в том, что каждая сорванная с петель дверь имеет свой смысл, и перестаю двигаться; я застывший внутри себя, тишина громоздкая и течёт по коридорам словно кровь, слишком густая в венах. Есть что-то первобытное во всём этом, может быть, восходящий мир, безлюдный мир, и поэтому безвинный.

Карло Спера

mercoledì 4 aprile 2012

VASILIJ GORBAČËV, LIQUIDATORE - ВАСИЛИЙ ГОРБАЧЁВ, ЛИКВИДАТОР

Video-intervista a Vasilij Gorbačëv, liquidatore di Cernobyl di Klincy
(regione di Brjansk, Russia).

Видео-интервью Василия Горбачёва, ликвидатора Чернобыля из города Клинцы
(Брянская область, Россия).


Autori: volontari dell'eko-club "Sozvezdie" di Klincy
Data: febbraio 2011
Luogo: Klincy (Russia)
Operatore: Jurij Otrjaskin.
Sottotitoli e montaggio: S.F.

Авторы: волонтёры эко-клуба "Созвездие" г. Клинцы
Дата: февраль 2011 года.
Место: Клинцы
Оператор: Юрий Отряскин
Субтитры и монтаж: С.Ф.

mercoledì 28 marzo 2012

ALEKSANDR KOVKOV, LIQUIDATORE - АЛЕКСАНДР КОВКОВ, ЛИКВИДАТОР

Video-intervista ad Aleksandr Kovkov, liquidatore di Cernobyl di Klincy
(regione di Brjansk, Russia).

Видео-интервью Александра Ковкова, ликвидатора Чернобыля из города Клинцы
(Брянская область, Россия).



Autori: volontari dell'eko-club "Sozvezdie" di Klincy
Data: febbraio 2011
Luogo: Klincy (Russia)
Operatore: Jurij Otrjaskin.
Sottotitoli e montaggio: S.F.

Авторы: волонтёры эко-клуба "Созвездие" г. Клинцы
Дата: февраль 2011 года.
Место: Клинцы
Оператор: Юрий Отряскин
Субтитры и монтаж: С.Ф.

giovedì 16 febbraio 2012

IL PRANZO È SERVITO - ОБЕД НА СТОЛЕ


«Il pranzo è servito» «Обед на столе» - © Carlo Spera. Tutti i diritti riservati

Ucraina, città evacuata di Pripjat’, cucine in un asilo

... continuo a muovermi all’interno dell’asilo nido e a fotografare giocattoli impolverati e maschere antigas cercando di congelare questi oggetti in uno scatto e fissarli in una pellicola. Al pari degli antichi egizi che imbalsamavano i corpi, fotografo nel tentativo di soddisfare uno dei bisogni fondamentali della psicologia umana, la difesa contro il tempo. Catturo immagini, in fondo vorrei soltanto sottrarre alla corruzione del tempo ciò che fotografo. Ma a differenza degli egiziani la mia religione non fa dipendere la sopravvivenza dalla perennità materiale delle cose. Io non riesco a strapparle, come loro, al flusso della durata e pertanto non posso ricondurle alla vita. Non posso neanche salvare le apparenze. Nel momento dello scatto è come se aggravassi la loro situazione, complice anch’io del loro deterioramento.
Carlo Spera


Украина, эвакуированный город Припяти, кухни в одном детском саду

... продолжаю двигаться внутри территории детского сада и фотографировать запылённые игрушки и противогазы, стараясь запечатлевать эти предметы одним щелчком и фиксировать на плёнке. Так же, как древние египтяне, мумифицировавшие тела, я фотографирую в попытке удовлетворить одну из основных потребностей человеческой психологии – защиту против времени. Ловлю изображения, но в конце концов мне бы только хотелось спасти от разложения временем то, что фотографирую. Но, в отличие от египтян, для моей религии выживание не зависит от материальной долговечности вещей. Я не могу, как они, вырвать их, из потока вечности, и соответственно я не могу их снова возродить к жизни. Я не могу даже соблюсти внешние приличия. Как будто я, в мгновение щелчка, обострил их обстановку, сам сообщник их изнашивания.

Карло Спера

mercoledì 15 febbraio 2012

AI BIMBI DI CERNOBYL - ДЗЕЦЯМ ЧАРНОБЫЛЯ

Canzone: «Ai bimbi di Cernobyl»
Parole e musica: Ganna Kazlova
Traduzione in italiano:
 ?

Traduzione in russo: Irina Deshkova  

Песня: «Дзецям Чарнобыля»
Слова и музыка: Ганна Казлова
Перевод на итальянский: ?
Перевод на русский: Ирина Дешкова







ДЗЕЦЯМ ЧАРНОБЫЛЯ 

Як прыйдзе вечар,
Заззяюць зоркі,
Нібыта цацкі
У маім вакне.
Мілая матуля,
Сядай утульна
І калыханку
Мне праспявай.

Толькі ты не спявай
Песню пра Чорны край:
Хвoрая там зямля,
Птушак, жывёл няма...
Зорка сышла з нябёс,
Зорка палынная...
Выратай, Божа, лёс,
Дзецям Чарнобыля! 

Як прыйдзе ранак,
Пагаснуць зоркі,
Загляне сонца
Ў наш родны край.
На зялёным полі,
Дзе кветак мора,
Аб шчаслівай долі,
Ластаўка, праспявай!

Толькі ты не спявай... 

Як дзень зайграе,
Усё расквітае,
І льецца водар
Духмяных траў.
Курлычуць гусі
Над Беларуссю,
Ласкавы Нёман,
Спявай жа нам!

Толькі ты не спявай...


AI BIMBI DI CERNOBYL 

Quando arriva sera
Nel finestrino
Brillano le stelle,
Giocattoli.
Mia cara mamma,
Siediti vicino
E ninna-nanna
Canterellami.

Ma non cantare mai
Del nero paese, sai,
Con terra malata che
Non nasce la vita più.
Scese una stella lì,
Stella d’assenzio, sì,
Dio fortuna dà
Ai bimbi di Cernobyl. 


Quando arriva l’alba
Si siedono le stelle,
Nel paese nostro
Il sole guarderà.
E sul campo verde
Con il mar di fiori
Canta l’uccello
Di felicità!

Ma non cantare mai… 

Se scintilla il giorno
Tutto rifiorisce,
Sulla Bielorussia
Zufolano le gru.
E diffonde l’erba
La fragranza sua,
E il dolce Nëman
Canterà per noi.

Ma non cantare mai…


ДЕТЯМ ЧЕРНОБЫЛЯ 

Лишь наступит вечер,
Зажгутся звёзды,
Словно игрушки
В моём окне.
Мама дорогая,
Сядь со мной, родная
И колыбельную
Спой тихо мне.

Но никогда не пой
Песню про Чёрный край:
Гиблая там земля,
Не слышно соловья...
С неба сошла звезда,
Звезда полынная...
Дай, Боже, лучшей судьбы
Детям Чернобыля!

venerdì 3 febbraio 2012

L’ALTRO LATO DELLE SBARRE - ПО ДРУГОЙ СТОРОНЕ РЕШЁТОК


«L'altro lato delle sbarre» «По другой стороне решёток» - © Carlo Spera. Tutti i diritti riservati

Ucraina, città evacuata di Pripjat’, l’impianto nucleare di Cernobyl’ visto dall’ultimo piano dell’albergo Polissia

Il fuoco degli atomi ha sventrato la piazza.
I falò sono svaniti nelle pupille delle bambole abbandonate.
Qui dove tutto tace
un soldato dimenticato
senza un acconto
senza libagioni
con un groppo di pena si riscalda sotto le colate di sole.
Il mostro nero della ciminiera
Con l’ultima ciocca di capelli
La bocca avida colore dello smeraldo
Come una turbina che si succhia tutti i colori
si sdraia sulla città
per l’ultima volta come un fantasma ferito.
E su un campo
Un fiore tagliato 
Con dentro una goccia di rugiada infetta
Giace lì da quel giorno.
Non raccogliere quel fiore
c’è dentro il dolce oblio dei giorni andati.
Cupa fiaccolata di cadaveri bianchi. 
Soffia il vento, la morte è qui.
Giorgio Taschini, autore televisivo


Украина, эвакуированный город Припять, ядерный объект Чернобыль, увиденный с последнего этажа гостиницы Полісся

Огонь атомов снёс площадь.
Костры растворились в зрачках покинутых кукол.
Здесь, где всё молчит,
Забытый солдат
Без задатка
Без возлияний
С комком муки греется под разливом солнца.
Чёрное чудовище трубы
С последней прядью волос,
С алчным ртом изумрудного цвета,
Как турбина, засасывающая в себя все цвета,
Ложится на город
В последний раз раненым призраком.
И на поле
Рассеченный цветок
С каплей заражённой росы внутри
Там лежит с того дня.
Не собирай этот цветок,
В нём сладкое забвение прошедших дней.
Зловещее факельное шествие белых трупов.
Дует ветер, смерть здесь.
Джорджо Таскини, телевизионный автор


Autore: Carlo Spera
Tratto da: “Viaggio al termine della notte.
20 anni dopo l'esplosione della centrale di Cernobyl”
Casa editrice: ViediMezzo
Data: 2006
Traduzione: S.F.

Автор: Карло Спера
Из: “Путешествие на край ночи. 20 лет после взрыва на ЧАЭС”
Издательство: ViediMezzo (Италия)
Дата: 2006 г.
Перевод: С.Ф.

venerdì 20 gennaio 2012

SCIAGURA DI CERNOBYL - ЧЕРНОБЫЛЬСКАЯ БЕДА


Autore: Viktor Volocho, poeta
Luogo: Klincy (Russia)
Data: 25.04.2011
Traduzione: S.F.

Автор: Виктор Волохо, поэт
Место: Клинцы
Дата: 25.04.2011
Перевод: С.Ф.





ЧЕРНОБЫЛЬСКАЯ БЕДА

Где я жил, все деревни исчезли,
И уже не найти их следа.
Силы чёрные в жизнь их залезли,
Судьбы им загубив навсегда.

Где же Зурманов хутор, Галота?
Пол-России снабжали они:
Для тепла торф давали с болота.
Теперь ветры там свищут одни.

А Улетовка где, Подосина?
Только в памяти страшные сны:
Не найти нам никогда Дробницы,
Не увидеть Горелой Сосны.

Где же Ягодка делась и Чахов?
Растворились, как дым вдалеке;
Уничтожено всё одним махом,
В путь последний ушли налегке.

Красный Луч уже не возродится,
Исчезает с земли и Кузнец,
А ведь рядом святая криница,
И ей тоже приходит конец.

Только Веприн остался – защитник,
Он за всех оборону сдержал.
Но Чернобыль коварен, как хищник, –
Постепенно позиции взял.

Горстка только людишек осталась:
Не намерены край покидать;
Им тяжёлая участь досталась
От невидимых сил умирать.

Если б даже стремились бороться,
Тех поселочков не возродить.
И одно только нам остаётся:
С этой тяжкою ношею жить.


SCIAGURA DI CERNOBYL

Dove io vivevo, tutti i villaggi sono spariti,
E non se ne trovano ormai più le tracce.
Forze nere nella loro vita si sono insinuate,
I loro destini spezzando per sempre.

Dov’è Zurman il cascinale, Galota?
Mezza Russia essi rifornivano:
Per il caldo davano la torba della palude.
Adesso i venti là fischiano solitari.

E dov’è Uletovka, Podosina?
Nella memoria solo sogni terribili:
Mai più riusciremo a trovare Drobnica;
A scorgere Gorelaja Sosna.

E dove son finiti Jagodka e Čachov?
Si son dissolti, come fumo in lontananza;
Tutto distrutto in un sol colpo,
Per l’ultimo viaggio partiti alla leggera.

Krasnyj Luč non rinascerà ormai,
Scompare dalla terra anche Kuznec,
E poco importa se lì c’è la fonte sacra,
Anche per lei sta arrivando la fine.

Soltanto Veprin è rimasto – protettore,
Che solo per tutti ha mantenuto la difesa.
Ma Cernobyl è perfida come un predatore –
Gradualmente ha guadagnato posizioni.

Soltanto un pugno di gente è rimasto:
Non intenzionato a lasciare la terra natia;
È toccata loro la cattiva sorte
Di morire a causa di forze invisibili.

Perfino a impegnarsi nella lotta
Quei villaggetti non ritorneranno più.
E a noi non resta che vivere
Con questo pesante fardello.