Autori: Sergej Sizov, Nikolaj Požilenkov
Luogo: Novozybkov
Data: 04.2006
Fonte: «Majak»
Tramite: Centro informazioni su Cernobyl «Radimici»
Traduzione: S.F.
Авторы: Сергей Сизов, Николай Пожиленков
Место: Новозыбков
Дата: 04.2006
Источник: «Маяк»
Через: Информационный чернобыльский центр «Радимичи»
Перевод: С.Ф.
VENT'ANNI DOPO
Chi
e come scoprì l’aumento del fondo radioattivo a Novozybkov vent’anni fa? Lo
racconta Sergej Sizov, insegnante del college pedagogico.
Andò
così. Il 28 aprile doveva tenersi la prova generale dei reparti dei giovani
militari per la festa del 1° maggio. All’improvviso soffiò un forte vento da
sud-ovest, il cielo si coprì di nubi minacciose, si mise a piovere a dirotto.
Le prove le si dovettero rimandare. Alle 21.00, guardando alla televisione il
programma Vremja, venni a sapere
dell’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl. Anche se in quel notiziario
comunicarono che il livello delle radiazioni non superava la norma.
Per
ironia della sorte il 29 aprile, durante la lezione di Addestramento militare
di base, stavo giusto spiegando agli studenti come si utilizzassero gli
strumenti per le ricognizioni radiochimiche. Lasciatogli tre dosimetri per la lezione
di pratica, me ne uscii dall’aula, e quando tornai vidi le facce sconcertate
degli studenti: tutti gli apparecchi indicavano un altissimo livello di
radioattività.
Decidemmo
allora di svolgere una lezione di pratica all’aperto. Nel cortile dell’istituto
pedagogico i ragazzi effettuarono delle rilevazioni. I risultati erano
impressionanti: sopra l’erba – 11 ml/roentgen all’ora, quasi mille volte più
della norma, e nelle pozzanghere dopo la pioggia 45-60 ml/roentgen all’ora.
Riferii dei risultati dell’indagine radiologica del territorio al direttore
dell’istituto L.V. Vykočko, enunciandogli le mie supposizioni riguardo all’incidente
alla centrale nucleare, misi al corrente A. Lozin, capo del settore propaganda
e agitazione del comitato cittadino del PCUS, telefonai a I.P. Bondjuk, capo
della Difesa civile cittadina.
Bondjuk
non ci credette: «Stai scherzando! Non può essere. Ieri (lunedì 28 aprile) ci hanno convocati tutti in regione, i capi dei
reparti di Difesa civile cittadini e provinciali, ma non ci hanno detto neanche
una parola dell’incidente».
Bondjuk
esigette che gli portassi gli apparecchi nel suo ufficio. Quando il direttore
della Difesa civile ebbe constatato personalmente i valori dei dosimetri, mi
venne ordinato di allestire nel territorio dell’istituto pedagogico una
postazione di controllo chimico-radiologico e di riferire personalmente ogni
ora al direttore della Difesa civile cittadina riguardo al livello delle
radiazioni; poi giunse l’ordine di mandare dei dosimetristi in diversi punti
della città a effettuare delle rilevazioni.
Il
compito fu portato a termine in due ore. Sei allievi del club “Patriot”, lavorando
a coppie (un logista e un dosimetrista), dopo 40 minuti presentarono un quadro
completo della situazione: dove e quali livelli di contaminazione c’erano in
città. La reazione di I.P. Bondjuk: «E perché tace lo stato maggiore
regionale?».
«Chiami
lei personalmente e dica loro quello di cui siamo in possesso» – gli proposi
io.
Bondjuk
mi fece subito notare: «Non ci crederanno, diranno che voglio diffondere il
panico. Tieni la situazione sotto controllo. Se il livello aumenterà, allora
inizieremo a fare casino».
Uscendo
dall’ufficio di Bondjuk passai da Viktor Mel’nikov, allo stato maggiore
provinciale della Difesa civile, e m’interessai della radioattività nel
territorio della provincia. «Nessuna» – rispose Viktor. «Perché, cos’è
successo?».
Tirai
fuori l’apparecchio dosimetrico. Il livello di radiazioni nell’ufficio del
direttore era di 1,2 ml/roentgen all’ora. Mel’nikov rimase di stucco: «Hai
dello stronzio in tasca!». Quando Viktor comprese che non si trattava di uno
scherzo, fu preso dal panico: «In questi giorni sono in corso i lavori di
semina, con tutta la polvere che ci sarà nei campi, bisogna fare qualcosa con
urgenza!».
All’istituto
pedagogico riunirono di fretta e furia tutti i capigruppo, raccontarono
dell’incidente che era avvenuto e diedero loro delle raccomandazioni:
ermetizzare le finestre, non portare in locali e aule le scarpe usate
all’esterno, non andare in giro per strada senza necessità. Nel cortile
dell’istituto, nei punti del terreno più contaminati, vennero messi i cartelli
“Contaminato” con l’indicazione del livello di radioattività.
Le
giornate però erano belle, calde, gli studenti non si riusciva a tenerli, la
maggior parte di loro non prendeva tanto sul serio le raccomandazioni. Allora
non sapevamo ancora quanto iodio si dovesse prendere, tuttavia la sera nel
pensionato raccomandarono a tutti di berne due-tre gocce in un bicchier
d’acqua. Erano ben pochi a Novozybkov quelli che potevano spiegare con
esattezza la differenza tra la contaminazione e l’inquinamento. In seguito
lessi sulla Grande enciclopedia che, venendosi a trovare in un territorio
contaminato da sedimenti di radionuclidi con un livello di 20 ml/roentgen
all’ora, si possono subire dei processi irreversibili agli organi ematopoietici
con conseguenti leucemie.
Il
29 aprile dopo pranzo in città passò il primo segretario regionale del PCUS
Vojstročenko, di ritorno dalla consegna della Bandiera rossa itinerante a una
delle aziende agricole delle provincia di Novozybkov per aver portato a termine
in anticipo la semina. Per l’occasione al Comitato cittadino si tenne un banchetto
d’accoglienza a cui presenziò anche I.P. Bondjuk, il quale, tra una cosa e
l’altra, riuscì a parlare dell’anormale situazione radioattiva in città. Venne
fuori che Vojstročenko non ne sapeva niente e se ne ripartì tutto sconvolto e
indignato per Brjansk. A tarda sera di quello stesso giorno venni chiamato allo
stato maggiore cittadino della Difesa civile. Bondjuk mi accolse dicendo:
«Ecco, finalmente si sono dati una mossa. Siediti al telefono. Tu hai scoperto
questa roba, tu ora rispondi alle chiamate, che ci stanno tartassando di
domande!». E realmente la gente telefonava da Klincy, Počep, Mglin… Tutti
chiedevano con quali apparecchi avessimo fatto le rilevazioni, dove avessimo
preso le fonti d’alimentazione. E l’addetto responsabile dello stato maggiore
della Difesa civile regionale si mise perfino a farmi un esame telefonico sul
fatto se sapessi o meno usare un dosimetro.
All’incirca
dopo un’ora, I.P. Bondjuk convocò a raccolta i capi dei servizi della Difesa
civile. Il primo ad arrivare fu I.S. Kaplun, poi gli altri. Tutti chiedevano
all’unisono: «Dove possiamo trovare l’alimentazione per gli apparecchi
dosimetrici?». Perché, a quanto risultava, nei negozi non c’erano le batterie
adatte. Allora, come si dice, “La necessità aguzza l’ingegno”, e io proposi di adattare
delle comuni batterie per apparecchi portatili e in qualche modo le collegai ai
dosimetri di alcune aziende.
Di
notte io e Kaplun girammo in automobile tutta la città, misurammo le sabbiere negli
asili, i territori intorno al panificio e al burrificio ecc. La sabbia accanto
all’asilo n. 5 “brillava” – 15 ml/roentgen all’ora. Dissi al medico del servizio
sanitario: «Non si deve fare uscire i bambini a giocare in cortile, date
quest’ordine».
Iosif
Semënovič diede la disposizione che i bambini non uscissero a giocare in
cortile, sebbene non fosse convinto che al Comitato regionale del partito
avrebbero approvato il fatto che lui da solo avesse preso tale decisione.
Nei
primi giorni di maggio passai al Reparto cittadino per la salute, dal suo capo
N.K. Starodubcev, e m’interessai: «Perché non vengono date disposizioni per la
iodioterapia, perché agli abitanti non vengono distribuite confezioni
individuali con iodato di potassio?». Al che Nikolaj Kuprijanovič rispose: «Con
mio sommo rammarico, io non posso dare tale disposizione. Per una iodioterapia
generale della popolazione serve un’ordinanza del ministro della Sanità
dell’URSS».
In
tutto il paese impazzavano con allegria le feste del 1° maggio. La piccola
cittadina di Novozybkov era così lontana dal ministero della Sanità. E le
decisioni d’importanza vitale per il popolo vengono prese nei ministeri
solamente nei giorni feriali.
La
tanto attesa ordinanza giunse nella nostra città soltanto dopo due settimane,
quando lo iodio radioattivo aveva già completato la sua perniciosa azione (il
periodo di dimezzamento dello iodio radioattivo è di otto giorni…).
Sergej Sizov, Nikolaj Požilenkov