venerdì 20 gennaio 2012

SCIAGURA DI CERNOBYL - ЧЕРНОБЫЛЬСКАЯ БЕДА


Autore: Viktor Volocho, poeta
Luogo: Klincy (Russia)
Data: 25.04.2011
Traduzione: S.F.

Автор: Виктор Волохо, поэт
Место: Клинцы
Дата: 25.04.2011
Перевод: С.Ф.





ЧЕРНОБЫЛЬСКАЯ БЕДА

Где я жил, все деревни исчезли,
И уже не найти их следа.
Силы чёрные в жизнь их залезли,
Судьбы им загубив навсегда.

Где же Зурманов хутор, Галота?
Пол-России снабжали они:
Для тепла торф давали с болота.
Теперь ветры там свищут одни.

А Улетовка где, Подосина?
Только в памяти страшные сны:
Не найти нам никогда Дробницы,
Не увидеть Горелой Сосны.

Где же Ягодка делась и Чахов?
Растворились, как дым вдалеке;
Уничтожено всё одним махом,
В путь последний ушли налегке.

Красный Луч уже не возродится,
Исчезает с земли и Кузнец,
А ведь рядом святая криница,
И ей тоже приходит конец.

Только Веприн остался – защитник,
Он за всех оборону сдержал.
Но Чернобыль коварен, как хищник, –
Постепенно позиции взял.

Горстка только людишек осталась:
Не намерены край покидать;
Им тяжёлая участь досталась
От невидимых сил умирать.

Если б даже стремились бороться,
Тех поселочков не возродить.
И одно только нам остаётся:
С этой тяжкою ношею жить.


SCIAGURA DI CERNOBYL

Dove io vivevo, tutti i villaggi sono spariti,
E non se ne trovano ormai più le tracce.
Forze nere nella loro vita si sono insinuate,
I loro destini spezzando per sempre.

Dov’è Zurman il cascinale, Galota?
Mezza Russia essi rifornivano:
Per il caldo davano la torba della palude.
Adesso i venti là fischiano solitari.

E dov’è Uletovka, Podosina?
Nella memoria solo sogni terribili:
Mai più riusciremo a trovare Drobnica;
A scorgere Gorelaja Sosna.

E dove son finiti Jagodka e Čachov?
Si son dissolti, come fumo in lontananza;
Tutto distrutto in un sol colpo,
Per l’ultimo viaggio partiti alla leggera.

Krasnyj Luč non rinascerà ormai,
Scompare dalla terra anche Kuznec,
E poco importa se lì c’è la fonte sacra,
Anche per lei sta arrivando la fine.

Soltanto Veprin è rimasto – protettore,
Che solo per tutti ha mantenuto la difesa.
Ma Cernobyl è perfida come un predatore –
Gradualmente ha guadagnato posizioni.

Soltanto un pugno di gente è rimasto:
Non intenzionato a lasciare la terra natia;
È toccata loro la cattiva sorte
Di morire a causa di forze invisibili.

Perfino a impegnarsi nella lotta
Quei villaggetti non ritorneranno più.
E a noi non resta che vivere
Con questo pesante fardello.

giovedì 19 gennaio 2012

ALEKSANDR KIUBAS - АЛЕКСАНДР КЮБАС

Autore: Carlo Spera
Tratto da: 
“Viaggio al termine della notte.
20 anni dopo l'esplosione della centrale di Cernobyl”
Casa editrice: ViediMezzo
Data: 2006

Автор: Карло Спера
Из: 
Путешествие на край ночи
20 лет после взрыва на ЧАЭС”
Издательство: ViediMezzo (Италия)
Дата:
 2006
 г.
К сожалению, русского оригинального текста интервью нет.


ALEKSANDR KIUBAS

Ex generale dell’esercito bielorusso in pensione

Il territorio che è stato maggiormente colpito dalla nube radioattiva di Cernobyl lo conosco bene. Dal 1944 al 1947 ho lavorato nella regione di Komarin, precisamente dove si uniscono due fiumi: il Dnepr e il Pripjat’. Da lì alla centrale sono solo diciotto chilometri. Era un posto bellissimo, con prati meravigliosi e boschi di querce. È in quella zona che è nata mia moglie. La maggior parte dei miei parenti proviene da lì. Purtroppo diciannove anni fa tutta quella bellezza è stata coperta dalla nube radioattiva; quasi metà della popolazione che abitava quella regione, e in particolare coloro che vivevano vicino alla città di Pripjat’, è stata evacuata. Adesso è una zona chiusa, dove non si può più neanche entrare. Nel 1986 i miei parenti sono stati trasferiti in altre regioni, molti di loro sono morti, anche mia moglie è morta. Il villaggio dove era nata oggi è diventato il villaggio dei morti. Tutte le persone trasferite con cui ho avuto modo di parlare mi hanno detto la stessa cosa, e cioè che hanno molta nostalgia della loro terra. Sono molti quelli che una volta l’anno tornano per pregare sulle tombe dei parenti.

Che cos’altro posso dirvi? Il giorno dell’incidente non mi trovavo lì. E pensare che Cernobyl non si trova neanche in territorio bielorusso, ma in Ucraina. Nessun’altra nazione è stata colpita come la Bielorussia, a pagare è solamente il nostro paese. Però una cosa ve la voglio dire: Cernobyl riguarda tutti gli uomini; per risolvere il problema noi bielorussi abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti gli altri paesi del mondo. È così, non c’è che dire, anche se mi costa non poca fatica ammetterlo. Sapete, io sono stato ferito durante la seconda guerra mondiale e allora, siccome non potevo più combattere, mi è stato dato l’incarico di gestire una squadra. Ricordo perfettamente come, dopo la guerra, tutta la regione era stata bruciata, completamente, distrutta e bruciata. Abbiamo ricostruito tutto da zero, e nel farlo ci abbiamo messo una buona fetta della nostra anima. Abbiamo rimesso in piedi le fabbriche, i villaggi e poi, trent’anni dopo, Cernobyl ha distrutto di nuovo tutto. Dentro di me c’è molto dolore, soprattutto per questo.
Intervista di Carlo Spera

mercoledì 18 gennaio 2012

ILVILLAGGIO DI ULETOVKA - ПОСЁЛОК УЛЕТОВКА

Autore: Viktor Volocho, poeta
Luogo: Klincy (Russia)
Data: 25.04.2011
Traduzione: S.F.

Автор: Виктор Волохо, поэт
Место: Клинцы
Дата: 25.04.2011
Перевод: С.Ф.





ПОСЁЛОК УЛЕТОВКА

Спустя 20 лет после взрыва на ЧАЭС

Любимый посёлок, родимый мой край,
Ты в сердце остался навечно.
Вовек не забыть твой божественный рай,
Где детство прошло скоротечно.

Смотрю на дороги, ведущие в даль
К домам, где жильё опустело:
Тревожно на сердце, и гложет печаль,
Скорблю от такого удела.

Криница иссякла, заброшен родник.
Сады здесь стоят, но бесплодны.
Земля,заражённая в страшный тот миг,
Для жизни людей не пригодна.

Ушли косари, и не бриты луга,
Они зарастают кустами.
Сельчане не могут вернуться сюда,
А на чужбине устали.

Где хлипкая поросль березок была,
Возвысилась в небо лесами.
И эта природа манила, звала,
Меня обнимала ветвями.

Я двигаля дальше, вздыхал на ходу,
Настигнутый воспоминаньем,
У каждого дома роняя слезу,
Припомнив людские страданья.

Я видел, как люди прощались с тобой,
В слезах покидая жилище.
И все с того дня потеряли покой,
А ты превратился в кладбище.

Посёлок родимый, попавший в беду,
Не будешь ты мною забытый.
Любую тропинку к тебе я найду,
Хоть лесом дремучим ты скрытый.


IL VILLAGGIO DI ULETOVKA

Vent’anni dopo l’esplosione di Cernobyl

Amato villaggio, terra mia natia,
Tu nel cuore sei rimasto in eterno.
Non potrò mai dimenticare il tuo divin paradiso
Dove l’infanzia trascorse fugace.

Guardo le strade che portano lontano,
Verso le case dagli alloggi spopolati:
Il cuore in pena, roso dalla tristezza,
Compiango codesta sorte.

La fonte s’è seccata, abbandonata la sorgente.
Son rimasti ancora i giardini, ma infecondi.
La terra, contaminata in quell’attimo infernale,
Per la vita degli uomini non è più adatta.

Son andati via i falciatori, e non sono rasati i prati,
Essi si stanno tutti ricoprendo di cespugli.
I paesani non possono ritornare qui
E stanchi stanno in terra straniera.

Dove c’erano i gracili alberelli di betulla
Si son stagliati in cielo interi boschi.
E questa natura mi attirava, mi chiamava,
Mi abbracciava con i suoi rami.

Io procedevo sospirando,
Sorpreso dai ricordi,
Davanti a ogni casa lasciando una lacrima,
Sovvenendomi delle umane sofferenze.

Lo vedevo come la gente ti diceva addio,
Lasciando le proprie dimore tra le lacrime.
E tutti da quel giorno perdettero la pace,
Mentre tu ti trasformasti in un cimitero.

Villaggio natio, caduto in disgrazia,
Non sarai tu da me dimenticato.
Tutti i sentieri che portano a te io troverò,
Anche se dal fitto bosco sei nascosto.

giovedì 5 gennaio 2012

ZONA – POLIGONO - ЗОНА – ПОЛИГОН

Canzone: «Zona - poligono»
Autori: Vladimir Šovkošitnyj, Vasilij Rozumnyj
Dal film: «La soglia» (Urss, 1988)
Traduzione: S.F.

Песня: «Зона - полигон»
Авторы: Владимир Шовкошитный, Василий Розумный
Из фильма: «Порог»  (СССР, 1988)
Перевод: С.Ф.




ЗОНА – ПОЛИГОН

Вспахана межа
У стального рубежа
На ветру едва дрожат
Иглы острые.
Зона, зона – полигон,
Где мой город огребён?
Перезвон иных времён –
Травы росные.

Где ты, где ты мой покой?
Сердце так болит.
Опустевший город мой
Сиротой стоит.
В нашей жизни ералаш
Чёрт не разберёт.
Поседевший город наш
Нас домой зовёт.

Только это не роса,
Той земли родной слеза.
Над полями небеса
Черно-белые.
Ах ты долюшка-судьба
Неотёсана крупа,
Осыпаются хлеба
Переспелые.

Где ты, где ты мой покой?
Сердце так болит.
Опустевший город мой
Сиротой стоит.
В нашей жизни ералаш
Чёрт не разберёт.
Поседевший город наш
Нас домой зовёт.



ZONA – POLIGONO

È arato il limite
Sul confine d’acciaio.
Al vento tremano appena
Gli aghi pungenti.
Zona, zona – poligono,
Dov’è la mia città rastrellata?
Un richiamo d’altri tempi –
Erbe di rugiada.

Dove sei, dove sei mia quiete?
Il cuore fa così male.
La mia città spopolata
Giace orfana.
Nella confusione della nostra vita
Non ci mette ordine manco il diavolo.
La nostra città incanutita
Ci chiama a casa.

Soltanto questa non è rugiada
Ma una lacrima di quella terra natia.
Sopra i campi i cieli
Sono bianco-neri.
Eh tu, sorte-destino,
Grano non sbozzato,
Si accasciano le spighe
Troppo mature.

Dove sei, dove sei mia quiete?
Il cuore fa così male.
La mia città spopolata
Giace orfana.
Nel casino della nostra vita
Non ci mette ordine manco il diavolo.
La nostra città incanutita
Ci chiama a casa.