venerdì 22 aprile 2011

QUESTO RIMARRÀ NELLA MEMORIA - ЭТО ОСТАНЕТСЯ В ПАМЯТИ

Autore: Viktor Volocho, poeta
Luogo: Klincy (Russia)
Data: 2011
Traduzione: S.F.

Автор: Виктор Волохо, поэт
Место: Клинцы
Дата: 2011
Перевод: С.Ф.



ЭТО ОСТАНЕТСЯ В ПАМЯТИ

Берёз белоствольных мелькают аллеи,
Поля – колосится в них рожь;
Глазами смотрю, а душой сожалею:
От мыслей таких бросит в дрожь!

Проклятый Чернобыль, ты вырвался в небо,
Направил лучи, как рентген,
И ими прошёл по земле не бесследно:
Ты взял паши жизни взамен.

Пришёл не на год: для планеты – мгновенье,
А в землю вошёл навсегда.
И смысла нет ждать от тебя снисхожденья –
Наш путь преградила гряда.

К тому ж продолжаешь казнить неустанно,
Плодя своих микрочастиц;
В плену всех нас держишь своём постоянном,
Как будто бы пойманных птиц.

Больных ты пораньше “отпустишь на волю”,
Оставшимся в зоне сидеть;
При этом, не дав нам ни счастья, ни долю,
Лишь выделишь время дотлеть.

Виктор Волохо


QUESTO RIMARRÀ NELLA MEMORIA

I viali baluginano dei bianchi fusti di betulla,
Nei campi – spiccano le spighe della segale;
Con gli occhi guardo, con l’anima compatisco:
A causa di tal pensieri ti vengono i brividi!

Maledetta Cernobyl, ti sprigionasti nel cielo,
Dispensasti in giro i tuoi raggi, come roentgen,
E con essi passasti sulla terra non senza lasciar tracce,
Ti prendesti in cambio le nostre vite.

Giungesti non per un anno: per il pianeta – un istante,
Ma dentro la terra penetrasti per l’eternità.
E non ha senso aspettare da te indulgenza –
Il nostro cammino è ostacolato da una catena.

Per giunta continui a castigarci imperterrita,
Fruttificando le tue microparticelle;
Nella tua gabbia ci tieni tutti con perseveranza,
Come fossimo uccelli finiti nella rete.

Quelli malati anzitempo li “metti in libertà”,
E i superstiti li tieni reclusi “nella zona”;
Con ciò, senza averci dato né felicità né sorte,
Non ci lasci che il tempo di consumarci.

Viktor Volocho

giovedì 21 aprile 2011

INCHIESTA: CERNOBYL, 25 ANNI DOPO… VOCI DA NOVOZYBKOV (parte 1) - ОПРОС: ЧЕРНОБЫЛЬ, 25 ЛЕТ СПУСТЯ… ГОЛОСА ИЗ НОВОЗЫБКОВА (часть 1)

Inchiesta: Cernobyl, 25 anni dopo... Voci da Novozybkov”
Data: 2011
Autori: volontari dell’eko-club “Zelënyj Mir” di Novozybkov
Traduzione: S.F.

Имя и фамилия: Чернобыль, 25 лет спустя... Голоса из Новозыбкова
Дата: 2011
Авторы: волонтёры эко-клуба «Зелёный Мир» г. Новозыбков
Перевод: С.Ф.



ЧЕРНОБЫЛЬ, 25 ЛЕТ СПУСТЯ… ГОЛОСА ИЗ НОВОЗЫБКОВА
(часть 1)

1.Ощущаете ли вы на себе воздействие радиации?
2.Чем для вас стал Чернобыль?

CERNOBYL, 25 ANNI DOPO… VOCI DA NOVOZYBKOV
(parte 1)

1. Percepisce su di sé gli effetti delle radiazioni?
2. Che cosa è diventata per lei Cernobyl?


Людмила Сергеевна Сорокина, 39 лет, экономист

1. Влияние радиации ощущается физически: ослабление иммунитета, быстрая утомляемость, низкая работоспособность. Казалось  бы, ещё полон сил и энергии, но иногда чувствуешь, что просто не справишься со всем объёмом работы.

2. Чернобыль у меня ассоциируется с чёрной полосой, которая разделила жизнь на 2 половины. В прошлом осталось время, когда можно было смело купаться в реке, загорать под ярким солнцем, гулять в лесу, собирать грибы и ягоды, ездить в местные летние лагеря и базы отдыха. Теперь, после аварии, всё это мы можем себе позволить лишь только далеко за пределами родной Брянской области.

Ljudmila Sergeevna Sorokina, 39 anni, economista

1. L’influenza delle radiazioni la si sente fisicamente: indebolimento dell’immunità, affaticamento rapido, bassa capacità di lavoro. Dovresti essere  ancora piena di forza ed energia, a volte però ti rendi conto di non riuscire a sbrigare normalmente tutto il tuo lavoro.

2. Cernobyl per me è associata a una striscia nera che ha diviso la vita in due metà. Nel passato è rimasto quel tempo quando si poteva tranquillamente fare il bagno nel fiume, abbronzarsi sotto il sole cocente, passeggiare nel bosco, raccogliere funghi e frutti di bosco, andare nelle colonie estive e negli stabilimenti di vacanza locali. Mentre adesso, dopo l’incidente, tutto questo noi possiamo permettercelo solamente lontano dai confini della nostra regione di Brjansk.


Валентина Николаевна Макаренко, 41 год, фармацевт

1. Сначала не придавала особого значения, а потом поняла, что что-то происходит со здоровьем. Последствия радиации дают о себе знать: головная боль, ломит кости. Есть серьёзные проблемы со щитовидной железой (состою на учёте у эндокринолога, принимаю лекарства).

2. Чернобыль – это боль, боль и переживания за будущее наших детей.

Valentina Nikolaevna Makarenko, 41 anni, farmacista

1. All’inizio non ci davo molta importanza, ma poi ho capito che qualche cosa stava succedendo con la mia salute. Le conseguenze delle radiazioni si fanno sentire: mal di testa, dolori alle ossa. Ho anche problemi seri alla tiroide (sono sotto osservazione dall’endocrinologo, prendo medicine).

2. Cernobyl è dolore, dolore e ansia per il futuro dei nostri bambini.


Константин Иванович Дударев, 38 лет,  охранник

1. Пока много сил и энергии, на здоровье пока не отразилось, а вот дети болеют. У них очень серьёзные проблемы со щитовидной железой. Проходят курсы лечения в Брянске.


2. Чернобыль – это беда, одна на всех, но как с ней бороться, к сожалению, мы не знаем.

Konstantin Ivanovič Dudarev, 38 anni, guardiano

1. Per il momento ho ancora molte forze ed energia, la mia salute per ora non ha subito conseguenze, in compenso si ammalano i miei figli. Loro hanno problemi seri alla tiroide. Vanno a fare dei cicli di cure a Brjansk.

2. Cernobyl è una sventura, una per tutti, ma come fare a combatterla, purtroppo, non lo sappiamo.


Любовь Васильевна Матвеенко, 46 лет, пенсионер

1. В моей жизни ничего не изменилось, а вот здоровье ухудшилось, очень переживаю за дочек, слабенькими растут.

2. Чернобыль – это боль  всех жителей города, с которой приходится жить столько лет.

Ljubov’ Vasil’evna Matveenko, 46 anni, pensionata

1. Nella mia vita non è cambiato niente, tuttavia la mia salute è peggiorata, sono molto preoccupata per le mie figlie, crescono deboluccie.

2. Cernobyl è il dolore di tutti gli abitanti della città, è il dolore con cui ci è toccato vivere accanto per tutti questi anni.


Василий Петрович Черноусов, 35 лет, охранник

1. После  аварии с каждым годом стали острее ощущать последствия трагедии. Появились хронические заболевания, дети очень часто болеют.


2. Чернобыль – это катастрофа, последствия которой будут отзываться ещё не один десяток лет, а может, столетий.

Vasilij Petrovič Černousov, 35 anni, guardiano

1. Dopo l’incidente anno dopo anno abbiamo cominciato a sentire sempre più intensamente le conseguenze della tragedia. Sono comparse le malattie croniche, i bambini si ammalano molto spesso.

2. Cernobyl è una catastrofe le cui conseguenze si faranno sentire ancora per qualche decennio, se non per qualche secolo.

OKSANA ROMANOVA - ОКСАНА РОМАНОВА

Autore: Carlo Spera
Tratto da: 
“Viaggio al termine della notte.
20 anni dopo l'esplosione della centrale di Cernobyl”
Casa editrice: ViediMezzo
Data: 2006

Автор: Карло Спера
Из: 
Путешествие на край ночи
20 лет после взрыва на ЧАЭС”
Издательство: ViediMezzo (Италия)
Дата:
 2006
 г.
К сожалению, русского оригинального текста интервью нет.


OKSANA ROMANOVA

Dirigente dell’Ospedale Oncologico Pediatrico di Minsk

Questo Centro è stato ampliato negli anni ’90 da un dottore tedesco che, dopo aver visto in televisione una puntata della trasmissione bielorussa “Uno sguardo”, ha deciso di venire in Bielorussia per aiutare i bambini malati di tumore. In quella trasmissione si discutevano le problematiche relative alle malattie infantili: in sostanza si diceva che c’erano tantissimi problemi e che non esisteva una metodologia di cura efficace. Si pensava che il tumore non sarebbe mai stato sconfitto, che non sarebbe mai stato possibile trovare una cura.

In quel periodo alla nostra direttrice si è presentata l’occasione di andare in Germania per studiare lì come si poteva affrontare questa malattia. È stata la prima volta che i nostri dottori hanno avuto la possibilità di fare uno stage all’estero. È grazie soprattutto all’interessamento di una società svizzera che è stato possibile portare avanti questo progetto. In quel periodo hanno fatto venire qui a Minsk molti dottori e infermieri dalla Svizzera per aiutarci a capire la malattia. Lavoravano qui da noi circa sei mesi l’anno.

E così, nel ’93, il governo ha deciso di aprire un vero e proprio Centro oncologico dove curare, come accade in molti paesi esteri, tutti i bambini malati di tumore e con problemi ematologici. Poi nel ’97, grazie agli aiuti del governo tedesco, austriaco, svizzero e bielorusso, è stata portata a termine la costruzione di questo edificio. La struttura è stata costruita con finanziamenti del governo bielorusso, mentre tutte le attrezzature sono state comprate con i soldi dei governi stranieri. Da allora qui curiamo i bambini con le stesse tecnologie e gli stessi protocolli che vengono usati nel resto dell’Europa. Purtroppo, ancor oggi siamo l’unico Centro in tutta la repubblica dove vengono usate tecnologie moderne. Naturalmente le cure sono gratuite. Paga tutto lo stato. Anche i medicinali vengono acquistati dal ministero della sanità. Tuttavia ci sono medicine indispensabili che non riusciamo a procurarci. Fortunatamente abbiamo molti partner stranieri che ci aiutano. Vorrei approfittare per ringraziarli, a nome dell’ospedale e dei genitori dei bambini ricoverati. Un ringraziamento particolare agli amici italiani che danno la possibilità a molti bambini di andare in Italia per curarsi: il mare, l’alimentazione sana, il sole e l’affetto sono fattori molto importanti soprattutto per i bambini che hanno superato la malattia. Qui da noi sono circa il settantacinque percento.

Dato che ne ha parlato le faccio una domanda: i viaggi all’estero sono realmente e scientificamente significativi per i bambini? Anche una sola volta o necessitano di una ciclicità?

È difficile rispondere in modo preciso perché non ci sono statistiche. Tuttavia quando parlo con le associazioni mi dicono che il trenta percento dei bambini ha avuto questa possibilità. Sarebbe meglio che la percentuale fosse superiore.

Quali sono i problemi che si trova a dover affrontare per mandare avanti una struttura come questa?

C’è mancanza di alcune medicine. Esistono medicine che potrebbero aiutare i malati ma che non possono essere usate perché non registrate nella repubblica bielorussa. Lo stato non può comprare queste medicine.

In questo campo sono completamente ignorante. Vorrei che mi spiegasse cosa significa che queste medicine non sono autorizzare nello stato bielorusso ed è vietato comprarle.

C’è un iter burocratico per tutti i medicinali: devono essere registrati come prodotti riconosciuti, ci vuole una procedura di certificazione, ed è molto costosa. Ecco perché alcuni medicinali rari, ad esempio quelli che vengono utilizzati solo nel nostro campo, non vengono riconosciuti. Comunque se abbiamo bisogno di un prodotto non riconosciuto ci rivolgiamo alle associazioni. Loro, attraverso gli sponsor stranieri, spesso riescono a comprarli attraverso una procedura che consente di usare quel medicinale solo in casi specifici. Non è facile. Il problema è che le case farmaceutiche non sono presenti in Bielorussia.

A questo volevo arrivare.

Per le case farmaceutiche non è conveniente intraprendere una procedura di riconoscimento per una piccola quantità di medicinale. I nostri problemi nascono per questo motivo.

Qual è il numero dei bambini che siete in grado di ospitare? Dalla nascita del Centro il numero dei bambini malati è aumentato?

Abbiamo a disposizione centocinquanta lettini, però il numero dei bambini che vengono curati è molto più alto. E comunque, quando ce n’è bisogno, mettiamo anche altri letti. Da quando è stato fondato il Centro le statistiche rivelano che il numero dei bambini malati non è cresciuto nel tempo. Ogni anno le cifre oscillano intorno ai duecentocinquanta.

È vero che dopo l’incidente di Cernobyl molte persone giovani hanno deciso di studiare medicina? È un problema trovare medici e infermieri preparati?

Sì, è vero. Molta gente, dopo Cernobyl, ha avuto l’esigenza di studiare medicina. Credo per aiutare, per rendersi utile. Anche per questo non è affatto difficile trovare un medico che voglia lavorare in questo Centro. Il problema è che ogni dirigente vorrebbe avere collaboratori molto preparati. Nel nostro caso, serve che il dottore sia preparato, ma anche educato: deve avere anche un’anima. Io sono orgogliosa delle persone che lavorano con me. Perché sono sicura sia della loro preparazione sia del fatto che mostrano misericordia e affetto nei confronti dei bambini e dei loro genitori. E tutto questo nonostante gli stipendi siano molto bassi, da duecentocinquanta fino a un massimo di trecentocinquanta dollari al mese.

Con una cifra del genere è difficile andare avanti?

Sì, è difficile. Però i dottori, nonostante abbiano raggiunto una preparazione altissima, restano a lavorare qui. Inoltre se la giornata lavorativa finisce alle tre, è raro che qualcuno vada via a quell’ora. I miei collaboratori lavorano sempre qualche ora in più. Anche le infermiere. In particolar modo in questo periodo, perché i nostri dottori si recano spesso all’estero per trasmettere la loro esperienza ad altri medici.

Prima abbiamo nominato Cernobyl. Secondo lei, o secondo studi a cui lei può far riferimento, Cernobyl influisce sulle malattie che vi trovate a dover combattere?

Cernobyl è responsabile di tutti i tumori alla tiroide. Al cento percento. Noi pensiamo che Cernobyl abbia influito su tutte le malattie che ci troviamo a combattere, però non ci sono prove per confermare le nostre supposizioni; non è provato che il mutamento cromosomico sia una diretta conseguenza delle radiazioni.

Non è provato, ma possibile.

Non ci sono prove che permettano di dichiararlo. Però tra i miei parenti tre persone sono morte di tumore nell’arco di un anno.

Perché una persona si ammala di cancro?

Per mancanza di immunità. E forse proprio la mancanza di immunità deriva da Cernobyl. Però gli studiosi non hanno mai dichiarato una cosa del genere.

Anche perché sui reperti fossili di età preistorica sono state individuate tracce di malattie degenerative identiche a quelle di oggi. Immagino le difficoltà e le perplessità nel fare dichiarazioni.

Sì.

Lei è molto giovane e venti anni fa doveva essere una ragazzina. Non posso esimermi tuttavia dal chiederle di ricordare il giorno dell’incidente.

Ricordo soltanto che non ci hanno detto niente. Mio figlio aveva meno di un anno e quel giorno l’ho portato a fare una passeggiata. Sotto il sole. Sfortunatamente siamo stati anche sotto le piogge, quelle famose. Nessuno ci ha avvisato, non abbiamo saputo niente. Da allora spesso mi sento male e ho molti problemi di salute; forse a causa del mio lavoro, dell’intensità del mio lavoro, ma forse anche per quello. Non so dove andremo a finire. Forse il diritto di saperlo è solo di Dio. Comunque sia non avevano il diritto di trattarci in quel modo. Non avevano il diritto di negare l’accaduto.

Il suo ricordo è un non ricordo.

È così.

Perché, secondo lei, il governo si è comportato in quel modo?

Era l’epoca dell’ex Urss. Tutto era meraviglioso. Nessuno diceva niente di niente; credevamo di vivere nel più bel paese del mondo. Forse è una caratteristica degli slavi essere molto tolleranti, aspettare sempre che finirà bene, essere fatalisti. Spesso viaggio all’estero e vedo come valutano il mio popolo: come la risorsa più grossa del nostro paese.

E voi invece, come vi comportate con i bambini? Dite loro la verità riguardo la malattia?

Tutti i bambini sanno della loro malattia e si rendono perfettamente conto in che tipo di struttura sono ricoverati. Esistono libri speciali per spiegare queste cose ai bambini. Ce li hanno regalati i nostri partner svizzeri. Li abbiamo fatti tradurre in una lingua molto semplice e adatta ai bambini. Qualche volta, però, sono i genitori che chiedono di non spiegare ai bimbi che sono malati. È loro la scelta se dirglielo oppure no. Ma i bambini sono così intelligenti che capiscono tutto e subito. Il loro sguardo rivela che sono molto maturi; la sofferenza li fa crescere rapidamente.

In questo ospedale vengono ricoverati anche bambini che non hanno famiglia?

Sì, e anche tanti. Noi cerchiamo di dargli un futuro.

Quanti medici lavorano in questo Centro?

Per legge possiamo assumerne centotrenta. Tuttavia in questo momento sono centocinque. Duecentoventi è invece il numero degli infermieri.

Come sono organizzati i turni?

È molto difficile rispondere precisamente. L’orario lavorativo è di trentacinque ore a settimana, ma i dottori lavorano molto di più. La giornata lavorativa va dalle otto fino alle sedici cinque giorni a settimana, ma è raro che uno di noi vada via in orario.

Mio padre è pediatra e ho imparato a riconoscerlo quando avevo diciotto anni. Praticamente viveva in ospedale.

La stessa cosa qui. La mia giornata lavorativa inizia alle sette e non esco quasi mai prima delle diciassette. Naturalmente sono sempre reperibile al telefono. Il nostro lavoro è uguale in tutto il mondo. Anzi, adesso sto un po’ meglio, quando ero in corsia lavoravo dalle otto fino alle venti.

La ringrazio, e non solo per l’intervista.

Anche mio figlio non mi conosce bene, siamo riusciti a costruire un rapporto soltanto quando lui aveva quindici anni.

Vorrei rassicurarla, noi figli impariamo dopo ad apprezzare.

Intervista di Carlo Spera

lunedì 18 aprile 2011

NATAL’JA ŽUKOVA - НАТАЛЬЯ ЖУКОВА

Nome e cognome: Natal'ja Žukova
Data di nascita: 23.04.1962
Città: Klincy
Professione: insegnante di chimica
Autori dell'intervista: volontari dell’eko-club “Sozvezdie” di Klincy
Traduzione e sottotitoli: S.F.

Имя и фамилия: Наталья Жукова
Дата рождения: 23.04.1962 г.
Город: Клинцы
Профессия: учитель химии
Авторы интервью: волонтёры эко-клуба «Созвездие» г. Клинцы
Перевод и субтитры: С.Ф.


venerdì 15 aprile 2011

IL DOVERE COMPIUTO CON ONORE - ДОЛГ, ВЫПОЛНЕННЫЙ С ЧЕСТЬЮ

Autore: Grigorij Aleksandrov, liquidatore
Luogo: Novozybkov (Russia)
Data: 2011
Traduzione: S.F.

Автор: Григорий Александров, ликвидатор
Место: Новозыбков
Дата: 2011
Перевод: С.Ф.







ДОЛГ, ВЫПОЛНЕННЫЙ С ЧЕСТЬЮ

Скоро исполнится четверть века со дня самой страшной тех­ногенной катастрофы 20 века. Чернобыльская АЭС показала все­му миру, как беззащитен человек и какие последствия может нести мирный атом, если его эксплуатацию выпустить из-под контроля. В ликвидации последствий аварии на атомной станции принимали участие в восстановительных работах несколько де­сятков наших земляков – новозыбковцев, среди них – Григорий Александров.

Григорий Тихонович родил­ся 11 апреля 1949 года в Новозыбкове. Окончил 10 классов школы №1, поступил в педин­ститут в родном городе. Но до­учиться не успел – забрали в ряды СА. Служил в Подмоско­вье в ракетных войсках ПВО в должности командира взвода, в 1968 году закончил курсы по подготовке младших офицеров. В звании лейтенанта отслужил 5 лет, затем вернулся в Новозыбков. Устроился на швейную фабрику наладчиком швейного оборудования. В 1985 году пе­решёл работать на станкостро­ительный завод мастером слесарно-сборочных работ.

«Когда произошла авария на АЭС, точных данных о ней не было. Говорили, что произошла небольшая авария, и ни слова о радиационной опасности. За­тем выяснилось, что в нашем городе повышен радиационный фон. В июне, ничего не объяс­нив, начали вывозить детей в школьные лагеря за пределы области. Лишь в конце июля мы узнали правду о масштабах ка­тастрофы, ведь такая авария произошла впервые в мире. Всю серьёзность ситуации ста­ли понимать, когда по телеви­зору сообщили о 9 пожарных, ко­торые первыми пытались поту­шить четвёртый энергоблок. В течение месяца они заболели лейкозом и вскоре умерли», – рассказывает Григорий Тихо­нович.

Население получило ин­формацию об ограничении упот­ребления продуктов местного производства. Нельзя было пить местное молоко, выводить скот на пастбища. А с 12 июля по приказу военкомата 30 жителей нашего города были призваны на военную службу, в их числе был и Григорий Тихонович.

«Генерал-майор Киреев нам сразу пояснил, что на базе новозыбковской части будет сформиро­ван инженерно-дорожный бата­льон для отправки в Чернобыль для проведения работ по лик­видации аварии. Наш батальон вошёл в состав Московского инженерно-дорожного полка, и по прибытии на место дислока­ции мы воочию смогли убедить­ся в масштабах случившегося. Первое, что бросилось в глаза, это пустые деревни в окрестно­стях Чернобыля, в самом горо­де было сосредоточено огром­ное количество техники. В крат­чайшие сроки было построено три огромных завода по произ­водству бетона, и впервые мы увидели бетоновозы со свинцо­выми кабинами, открытой оста­валась только небольшая поло­са лобового стекла, чтобы во­дитель мог видеть дорогу. Спец­машины везли готовый бетон на территорию станции. Колонна шла день и ночь беспрерывно. Задачей нашего полка стало строительство водозащитных сооружений для фильтрации воды. Ведь в районе русла реки Припять в то время проживало более 4 миллионов человек, ко­торые использовали воду для питья. Наш батальон прорабо­тал там 3 месяца».

От имени Президиума Верховного Сове­та СССР приказом министра обороны Григорий Александров награждён медалью «За отли­чие в воинской службе 1 степе­ни». В данный момент он живёт в Новозыбкове, встречается с ликвидаторами, вспоминают былые времена. На классных часах рассказывает студентам учебных заведений, что им при­шлось пережить, и как наши жи­тели – участники ликвидации последствий аварии – с честью исполнили свой долг.


IL DOVERE COMPIUTO CON ONORE

Presto sarà passato un quarto di secolo dal giorno della più terribile catastrofe tecnologica del XX secolo. La centrale nucleare di Cernobyl ha mostrato a tutto il mondo quanto sia indifeso l’uomo e quali conseguenze possa causare l’atomo pacifico quando il suo utilizzo va fuori controllo. Nella liquidazione delle conseguenze dell’incidente alla centrale nucleare presero parte ai lavori di ricostruzione alcune decine di nostri conterranei di Novozybkov. Tra loro c’era anche Grigorij Aleksandrov.

Grigorij Tichonovič è nato l’11 aprile del 1949 a Novozybkov. Dopo aver terminato la 10ª classe alla Scuola n. 1, s’iscrisse all’Istituto pedagogico della sua città natale. Tuttavia non fece in tempo a portare a termine gli studi, in quanto venne arruolato nelle file dell’Esercito sovietico. Servì nei dintorni di Mosca nei reparti missilistici con la mansione di comandante di plotone, e nel 1968 terminò i corsi per l’addestramento degli ufficiali subalterni. Servì cinque anni con il grado di tenente, dopodiché fece ritorno a Novozybkov. Trovò lavoro alla fabbrica tessile come riparatore degli impianti tessili. Nel 1985 passò all’officina di macchine utensile come caporeparto dei lavori d’assemblaggio meccanico.

«Quando successe l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl non c’erano dei dati precisi a riguardo. Si diceva che era successo un incidente di piccola entità, e neanche una parola sul pericolo radioattivo. Poi venne fuori che nella nostra città il fondo radioattivo era elevatissimo. In giugno, senz’alcuna spiegazione, cominciarono a trasportare i bambini nelle colonie scolastiche oltre i confini regionali. Soltanto alla fine di luglio venimmo a conoscere la verità sulle proporzioni della catastrofe, e che in precedenza in tutto il mondo non era mai successo un incidente del genere. Tutta la gravità della situazione cominciammo a comprenderla quando alla televisione riferirono dei 9 pompieri che per primi avevano tentato di spegnere il quarto reattore. Nel corso di un mese si ammalarono di leucemia e presto morirono» – racconta Grigorij Tichonovič.

La popolazione venne informata della limitazione nell’assunzione dei prodotti alimentari di produzione locale. Non si doveva bere il latte locale, portare il bestiame a pascolare. E il 12 luglio su ordine del comando militare 30 abitanti della nostra città furono richiamati al servizio militare; tra di loro figurava anche Grigorij Tichonovič.

«Il generale maggiore Kireev ci chiarì subito che nell’unità di Novozybkov sarebbe stato formato un battaglione d’ingegneria stradale da mandare a Cernobyl per lo svolgimento dei lavori di liquidazione dell’incidente. Il nostro battaglione entrò a far parte del Reggimento d’ingegneria stradale di Mosca, e all’arrivo sul posto di dislocamento potemmo subito renderci conto con i propri occhi delle proporzioni di quello che era successo. La prima cosa che saltò agli occhi furono i villaggi deserti nei dintorni di Cernobyl, mentre nella cittadina stessa v’era concentrata un’enorme quantità di mezzi e attrezzature tecnologiche. In tempi brevissimi furono tirate su tre enormi fabbriche per la produzione di cemento, e per la prima volta vedemmo le autobetoniere con le cabine piombate, rimaneva aperta solo una piccola striscia del vetro frontale per permettere all’autista di vedere la strada. I mezzi speciali trasportavano il cemento pronto nel territorio della centrale. La colonna dei mezzi viaggiava giorno e notte ininterrottamente. Il compito del nostro reggimento era quello di costruire impianti di protezione idrica per il filtraggio dell’acqua. Il fatto è che nella zona dell’alveo del fiume Pripjat’ a quel tempo vivevano più di 4 milioni di persone che facevano uso d’acqua potabile. Il nostro battaglione operò là tre mesi».

A nome del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS e con un decreto del ministro della difesa Grigorij Aleksandrov è stato insignito della medaglia “Per meriti nel servizio militare di 1° grado”. Attualmente vive a Novozybkov, frequenta gli altri liquidatori, con i quali ricordano i tempi passati. Durante delle lezioni speciali racconta agli studenti degli istituti scolastici quello che gli è toccato vivere e come i nostri concittadini che parteciparono alla liquidazione delle conseguenze dell’incidente abbiano compiuto con onore il loro dovere.