lunedì 28 febbraio 2011

LJUDMILA PINČUKOVA - ЛЮДМИЛА ПИНЧУКОВА

Nome e cognome: Ljudmila Pinčukova
Data di nascita: 23.10.1967
Città: Klincy
Professione: insegnante di musica
Autori dell’inchiesta: volontari dell’eko-club “Sozvezdie” di Klincy
Traduzione: S.F.

Имя и фамилия: Людмила Пинчукова
Дата рождения: 23.10.1967 г.
Город: Клинцы
Профессия: учитель музыки
Авторы опроса: волонтёры эко-клуба «Созвездие» г. Клинцы
Перевод: С.Ф.


ОПРОС «ЧЕРНОБЫЛЬ: ПРОШЛОЕ ИЛИ НАСТОЯЩЕЕ?»

26 апреля – авария на Чернобыльской АЭС. Что это: оплошность людей или случайность, как вы считаете? Каковы на ваш взгляд причины Чернобыльской беды?

Это, несомненно, оплошность людей, техногенная катастрофа, неосторожное обращение с атомом.

Вспомните, пожалуйста, где вы находились, чем занимались в те трагические весенние  дни 1986 года.

В это время я была студенткой Клинцовского педагогического училища. Об аварии и последствиях её нигде не сообщали. На улице было очень тепло, мы ходили на речку, купались, загорали, чего ни в коем случае нельзя было делать, это очень вредно и опасно.

Осознавали ли вы, что авария на Чернобыльской АЭС это опасно для вашего здоровья, принимали ли какие-то профилактические меры?

Когда узнала, принимали йод, для профилактики заболеваний щитовидной железы.

Повлияла ли чернобыльская трагедия на ваше здоровье?

Да, у меня проблемы со щитовидной железой.

Пострадали ли ваши близкие вследствие Чернобыльской трагедии?

У всех моих знакомых проблемы со щитовидной железой, что напрямую связывают с последствиями аварии.

Как вы считаете, Чернобыль –  это прошлое или настоящее?

Это даже будущее, потому что Чернобыльская катастрофа изменила отношения людей к атому на многие годы вперёд.


INDAGINE «CERNOBYL: PASSATO O PRESENTE?»

26 aprile – l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl. Cosa ritiene che accadde allora: un errore umano o una casualità? Quali furono a suo parere le cause della disgrazia di Cernobyl?

Si tratta senza dubbio di un errore umano, una catastrofe tecnologica, di un atteggiamento incurante nei confronti dell’atomo.

Provi, per favore, a ricordare dove si trovava, che cosa faceva in quei tragici giorni primaverili del 1986.

A quel tempo ero una studentessa dell’Istituto pedagogico di Klincy. Dell’incidente e delle sue conseguenze non lo comunicarono da nessuna parte. All’aperto faceva molto caldo, noi andavamo al fiume, facevamo il bagno, prendevamo il sole, cose che in nessun caso bisognava fare, in quanto assai dannose e pericolose.

Si rendeva conto allora quanto l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl fosse pericoloso per la sua salute, prese delle misure di profilassi?

Quando venni a saperlo, prendemmo lo iodio, per la profilassi delle malattie tiroidee.

Ha influito la tragedia di Cernobyl sulla sua salute?

Sì, ho dei problemi con la tiroide.

Hanno avuto delle conseguenze le persone a lei vicine a causa della tragedia di Cernobyl?

Tutti i miei conoscenti hanno problemi con la tiroide, cosa che è direttamente correlata alle conseguenze dell’incidente.

Cosa ne pensa, Cernobyl è il passato o il presente?

È perfino il futuro, perché la catastrofe di Cernobyl ha cambiato il rapporto degli uomini nei confronti dell’atomo per molti anni a venire.

giovedì 24 febbraio 2011

IRINA, RESIDENTE NON AUTORIZZATA - ИРИНА, САМОСЁЛ

© Carlo Spera. Tutti i diritti riservati

Autore: Carlo Spera
Tratto da: 
“Viaggio al termine della notte.
20 anni dopo l'esplosione della centrale di Cernobyl”
Casa editrice: ViediMezzo
Data: 2006

Автор: Карло Спера
Из: 
Путешествие на край ночи.
20 лет после взрыва на ЧАЭС”
Издательство: ViediMezzo (Италия)
Дата: 2006 г.
К сожалению, русского оригинального текста рассказа нет.








IRINA
Residente non autorizzata

Irina e il marito, residenti non autorizzati della zona di esclusione a meno di cinque chilometri dall’impianto nucleare di Cernobyl, non ci aspettavano. Nessuno li aveva avvisati che due ragazzi italiani sarebbero andati da loro. Nel momento in cui ci presentammo alla donna avrei voluto scusarmi, accusare di superficialità la nostra guida, ma quando vidi il suo sorriso capii che dovevo star zitto.
Ci accolse con un abbraccio, poi ci invitò a entrare nella sua proprietà. Il marito, disse, non avrebbe avuto niente in contrario. Seguimmo la donna, che poteva avere un’ottantina d’anni, all’interno del cortile della sua casa e ci sedemmo all’ombra su una panca di legno in silenzio. Dopo un po’ arrivò il marito della donna, un uomo alto e robusto con la barba di un paio di giorni. Quando anche lui prese posto sulla panca vicino a noi fu chiaro che Irina poteva iniziare a raccontare.

«Sono ormai parecchi i morti. Prendevano l’acqua là, poi, sono morti… e quella cuoca, anche lei andava lì e anche lei è andata a morire. E dopo è venuto il turno degli altri… hanno vissuto per un po’, poi anche loro, poverini, sono morti… e anche i cani che bevevano l’acqua nelle pozzanghere sono morti. La gente moriva più o meno di continuo. Che altro dirti figlio mio? Sai, dicono che tutta quella roba sia andata verso la Bielorussia… e altrove… lo so perché da quando ho comprato l’antenna posso vedere in televisione molte più cose.
Vivo qui da tutta la vita… da tutta una vita. Non ho mai lasciato questo posto. È passato un po’ di tempo… tre giorni… non ci hanno detto la verità… e non dicendo come stavano le cose, quelli non ci hanno messo nella condizione di poter decidere se… e noi, da soli, non sapevamo la strada per andar via da tutto questo.
Prima c’erano più di quattrocento case qui intorno. Quelli che lavoravano a Cernobyl avevano comprato casa a Pripjat’ per loro e anche per i loro figli. Circa trenta famiglie si erano trasferite lì.
Sono venuti in tanti qui da noi, per la cronaca… tutti ci hanno detto qualcosa, mica hanno detto granché… hanno fatto tanto clamore ma intanto la gente ha continuato a stare qui e a morire. Quel tipo di interesse non ci è mai piaciuto, è che non l’abbiamo mai capito.
Mio figlio vive a venti chilometri da Kiev. Viene raramente, tutto il tempo sta al lavoro, e poi mia nipote ha avuto un cancro. Mi dice: “Sì nonnina, quando possiamo vogliamo venire da te”. Però anche la mamma, dopo l’operazione della figlia, è dovuta restare in casa per un bel po’ di tempo… ancora adesso non è facile… loro aspettano di andare in pensione… poi si vedrà. Sai, è stata un’operazione molto difficile, era una formazione tumorale molto brutta e per l’intervento, molto costoso, è stato necessario l’aiuto economico di un’altra nipote. Lo sai no, che queste cose si trovano soprattutto nelle persone giovani! Durante l’intervento questa formazione tumorale è scoppiata e ha provocato un’infezione pericolosa; hanno dovuto ripulire tutto, ma poi la ragazza ha avuto una serie di altre complicazioni. Adesso è molto vulnerabile a ogni tipo di infezione… per lei è rischioso anche un semplice raffreddore. Ha vent’anni, e ha sofferto già tanto nella vita. Anche il suo ragazzo. Era uno sbandato, beveva, forse si drogava… poi la mamma ha aiutato la figlia a separarsi da lui. Adesso mia nipote ha una casa e i genitori le hanno comprato anche una macchina… è andata così.
Sì, certo, fotografami pure, che la gente sappia, anche con il mio Nonno. Sai, siamo insieme da cinquant’anni. Sarebbe bello festeggiare le nostre nozze d’oro ma… oh, la vita passa. Caro mio, abbiamo tante belle mele, ciliegie, susine, e poi quanto sono buoni i nostri lamponi. L’anno passato i frutti erano così tanti che alla fine sono caduti… è che siamo rimasti solo in due, noi due soli.»

Quando Irina, residente non autorizzata, terminò il suo racconto, non potemmo fare altro che ringraziarla del tempo che ci aveva concesso.
Lei ci prese tra le braccia, augurandoci una buona vita e di fare un sacco di bambini. Il marito non disse niente; con il sorriso sulle labbra ci accompagnò fino al cancelletto dal quale eravamo entrati solo pochi minuti prima. Aspettò che lo oltrepassassimo, poi lo richiuse adagio e raggiunse la moglie.
Rimasi fermo a guardarli fino a quando, insieme, arrivarono alla fine del cortile e furono solo due puntini che andavano perdendosi tra i campi.
L’incontro era durato solo pochi minuti, eppure sentivo di aver vissuto un frammento importante della mia vita. Non tanto per il fatto di aver raccolto una testimonianza di grande interesse, ma perché la nostra presenza lì era stata per Irina la prova tangibile dell’esistenza di un altro mondo. E noi eravamo stati i rappresentanti inconsapevoli di quel mondo, un mondo a cui anche lei un tempo era appartenuta e che, da quasi vent’anni, l’aveva dimenticata.
A un tratto cominciai a sentire freddo nella calura pomeridiana e fui quasi felice quando Fëdor disse che dovevamo andar via. Salii in auto e indossai la maglia che avevo lasciato sul sedile posteriore pensando che non mi sarebbe mai servita. Metterla non mi diede alcun sollievo. Il gelo continuò a farsi sempre più intenso, un gelo che, me ne rendevo conto, non veniva dall’esterno, ma da dentro di me.

martedì 22 febbraio 2011

COSA N’È STATO DEL MIO VILLAGGIO - ЧТО СТАЛО С МОИМ СЕЛОМ


Autore: Elena Anatol’evna Evdošenko, insegnante di musica
Luogo: Dobrodeevka (provincia di Zlynka, regione di Brjansk, Russia)
Data: 2011
Traduzione: S.F.

Автор: Елена Анатольевна Евдошенко, учитель музыки
Место: Добродеевка (Злынковский р-н, Брянская обл., Россия)
Дата: 2011
Перевод: С.Ф.


ЧТО СТАЛО С МОИМ СЕЛОМ

Меж сосновых лесов затаилось
Распрекрасное наше село.
Близ Чернобыля горе случилось
И, к несчастью, на нас набрело.

Есть в Чернобыле АЭС – станция
И взорвался четвёртый в ней блок,
И упал этот атом проклятый
На родимый душе уголок...

А ведь жили здесь люди хорошие,
Не смолкало от песен село,
Ни одной хаты не было брошено,
Всё дышало покоем, цвело.

Наш колхоз по району был лидером,
Была ферма, хозяйство, поля...
И на совесть в нём люди трудились,
И платила им щедро земля.

Но пришлось от беды от Чернобыльской
Покидать дорогие места,
Поселились они в чистом полюшке.
Добродеевка стала пуста.

Заливаясь слезами от горюшка,
Покидали родные края.
Не хотели они такой долюшки,
Да заставило горе, друзья.

Понаехали к нам люди разные,
Навели:
Растянули здесь всё и разграбили,
Что продали, а что пропили.

Учинили везде безобразие
И повсюду ввели беспредел.
Превратилось село распрекрасное
В криминальный в районе удел.

Возмущались старейшие жители,
И катилась обиды слеза:
«Ведь начальники всё это видели
И на всё закрывали глаза!».

А ведь люди не все поразъехались,
Им бы жить да колхоз поднимать.
Ведь детей не накормишь утехами,
А работы нигде не сыскать.

Здесь остались могилы родителей,
Семьи родственников-стариков.
Сбережём мы тебя, Добродеевка,
Защитим от напасти врагов!

Пусть приезжие нас не пугаются,
Но и нас унижать не дадим.
Пусть все знают, что мы – ДОБРОДЕЕВЦЫ –
За село, как за честь, постоим.

Не желаем мы зла безграничного,
А желаем всем только добра.
А кому не по нраву обычаи –
Пусть покинут село навсегда.

Не обидим тебя, Добродеевка,
И хотя наша доля горька,
Мы на лучшее будем надеяться,
Наша вера сильна и крепка.

Может, кто-то назад возвратится,
Заживём, как в былые года.
Если снова беда приключится –
Не оставим тебя никогда.

Елена Евдошенко



COSA N’È STATO DEL MIO VILLAGGIO

Tra i boschi di pini era nascosto
Il nostro bellissimo villaggio.
Sventura ci fu nei pressi di Cernobyl
E, per la malasorte, in noi s’imbatté.

C’era a Cernobyl una centrale nucleare,
E saltò in aria il suo quarto reattore,
E ricadde l’atomo maledetto
Sul nostro angolino natio...

Viveva qui brava gente,
Non avevano mai fine le canzoni,
Non v’era neanche una casa abbandonata,
Si respirava quiete, tutto fioriva.

Leader provinciale era il nostro kolchoz,
Con la fattoria, gli animali, i campi...
E la gente con coscienza vi lavorava,
E generosa la ripagava la terra.

Ma per la sventura di Cernobyl
Si dovettero abbandonare i luoghi natii,
Si stabilì la gente in un campo aperto.
Si fece deserta Dobrodeevka.

Di dolore piangeva lacrime,
Gli abitanti lasciavano le terre natie.
Non anelavano certo tale destino,
Ma furono costretti dalla sventura, amici.

Giunse poi gran dovizia di gente,
Di gente da fuori:
A spianare tutto e a saccheggiare,
A vendere i beni, o a berseli.

Fecero dappertutto porcherie
E ovunque si macchiarono d’abusi.
Si trasformò il bellissimo villaggio
Nel rione criminale della provincia.

Gli abitanti più anziani erano sdegnati,
E scorrevano d’offesa le lacrime:
«I capi, com’è vero, tutto hanno visto
E su tutto hanno chiuso gli occhi!».

Non tutti però se ne andarono via,
Si doveva vivere e risollevare il kolchoz.
I bambini non li si sfama di spassi,
E il lavoro in giro a trovarlo....

Qui son rimaste le tombe dei genitori,
Le famiglie degli anziani parenti.
Ti custodiremo noi, Dobrodeevka,
Ti difenderemo dagli assalti nemici!

Che il forestiero non ci spaventi,
Ma neanche ci faremo umiliare.
Che tutti sappiano che noi – DOBRODEEVKIANI –
Difenderemo il villaggio, come l’onore.

Non desideriamo il male infinito,
E a tutti auguriamo ogni bene.
Ma se a qualcuno qui non va a genio,
Che lasci il villaggio per sempre.

Non ti lasceremo offendere, Dobrodeevka,
E sebbene la nostra sorte sia amara,
Noi spereremo nel meglio,
La nostra fede è forte e salda.

Forse, qualcuno tornerà indietro.
Riprenderemo a vivere come negli anni passati.
Se di nuovo capiterà una sventura,
Mai ti lasceremo.
Elena Evdošenko



Elena, insegnante di musica, è l'anima artistica della scuola del villaggio di Dobrodeevka, dove trasmette ai bambini il patrimonio della canzone popolare russa; e sempre, durante le nostre visite, ci riscalda i cuori con il suo bajan (la fisarmonica russa). Eccola interpretare la bellissima, struggente e sconosciuta canzone popolare russa "Quando il mio cuore si calmerà".

Елена, учительница музыки, является художественной душой Добродеевской школы, где она передаёт детям наследие русской народной песни; и всегда, во время наших визитов, греет наши сердца своим баяном. Здесь она исполняет замечательную, потрясающую и почти неизвестную русскую народную песню "Когда сердце моё успокоится".



Il testo della canzone e la sua traduzione in italiano si possono trovare nel sito "Il viburno rosso" al seguente link "Quando il mio cuore si calmerà".

Текст песни и её перевод на итальянский язык можно найти на сайте "Калина красная" на линке: "Когда сердце моё успокоится".